Il Presepe Napoletano

Inizialmente, il presepe napoletano era una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata nella Napoli del '700. Ma oltre ad essere un simbolo religioso, divenne ben presto un vero e proprio inno all’artigianalità del capoluogo campano, per questo molto amato anche da famiglie poco osservanti o addirittura laiche.

Il presepe napoletano del 700 divenne a tutti gli effetti molto più di una semplice rappresentazione della nascita di Gesù, ma una perfetta unione tra sacro e profano, un vero e proprio scorcio della vita partenopea dell’epoca, dove spiritualità e vita quotidiana si fondono tra di loro. Iniziò quindi a diffondersi nelle case popolari, ospitato in una scarabattola (teca), ed era costituito da un piccolo scoglio abbellito con dei pastori.
E’ a partire da quel momento che la realizzazione dei pastori si trasformò in un vero e proprio mestiere. Nel presepe napoletano di quei tempi fecero la loro comparsa personaggi umili ed emarginati come: i nani, le donne, i pezzenti, il gozzo, gli osti, i ciabattini. Un aspetto particolare fu l’introduzione delle rovine dei templi greci e romani per sottolineare il trionfo della nuova religione sul paganesimo.

Tra i più famosi figurinai di quei tempi troviamo: Giuseppe Sammartino, l’iniziatore di una scuola di artisti del presepio, o ancora, Michele Perrone, abile nella realizzazione di minuterie e Saverio Vassallo, specializzato nella realizzazione di animali.

Cosa accadde nell’800?

La moda del presepe raggiunse i suoi livelli di massimo splendore proprio nel 700, a partire dall’800 invece, iniziò ad affievolirsi. Tantissime costruzioni esistenti furono smontate, vendute o disperse. Sono poche le realizzazioni ottocentesche sopravvissute fino ai giorni nostri. Tra queste, il presepe reale conservato nella Reggia di Caserta, e quello donato alla città di Napoli dallo scrittore Michele Cuciniello, conservato nel museo della Certosa di San Martino.